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Prima di entrare nel vivo dell’argomento e capire in quale modo i micro-influencer favoriscano il mercato luxury, chiariamo cosa si intende per influencer marketing: detto fatto, con IM parliamo per l’appunto dell’ascendente che alcuni fruitori di social, content creator, influencer o blogger particolarmente seguiti e apprezzati, esercitano sul potere d’acquisto dei consumatori. Tra questi, possiamo citare la celebre, chiacchierata e discussa Chiara Ferragni, che viaggia a cifre di 28 milioni di follower (ed è in continua crescita), ma anche la giovane Giulia Torelli, blogger e influencer parmense trapiantata a Milano, amante di viaggi, fashion e tendenze beauty. La “Toro”, che può contare su un cachet di circa 200.000 follower, è una content creator trés chic, e lavora come closet organizer, rimodernando e sistemando gli armadi dei clienti più disordinati. Sono tanti i settori che vengono coinvolti dal cosiddetto influencer marketing (IM), tra cui fashion, cucina, elettronica, viaggi, beauty care, e tanti altri campi: con la dicitura di micro influencer si intende una serie di content creators con un bacino tra i 10 e i 100.000 follower, un numero piuttosto contenuto che favorisce una cerchia ristretta di mercato, per l’appunto quello del luxury marketing.
Poter contare su micro influencer prima di tutto garantisce una qualità migliore, in quanto godono del seguito in un mercato di nicchia, dove le interazioni con i follower possono essere gestite con un rapporto di maggiore sincerità, spontaneità, senza una strategia di mercato alle spalle. Questa è la peculiarità di un micro-influencer, che sfrutta i canali social per condividere le proprie passioni e i propri pensieri con fantasia, in modo del tutto naturale, senza avere per forza un piano di marketing che lo sostenga. Questo aspetto del content creator della porta accanto, come potremmo definirlo, assicura prima di tutto verità, schiettezza, franchezza, perché agisce in piena libertà con naturalezza, e (per ora) non subisce logiche #advert sul mercato. Trovare il content creator giusto, per un brand di alta gamma, è fondamentale, perché deve essere in linea con il livello e lo stile del marchio deluxe. Fra gli aspetti più importanti, è necessario che l’influencer in questione sia caratterizzato da un target e da un posizionamento in perfetta linea con il brand: inoltre, è bene condividere la stessa visione, mantenere una comunicazione aperta e spontanea, senza dimenticare il rispetto per la reputazione reciproca. La funzione specifica del macro influencer è di umanizzare gli articoli distribuiti dal brand deluxe, che rimangono comunque dei beni di valore, degli oggetti di lusso, ma non devono essere considerati irraggiungibili! Il content creator “micro-influencer” è una persona e, diversamente da una semplice menzione online o di una campagna advertising, ha voce in capitolo, esprime le sue reali emozioni, manifesta un suo parere, ed è seguito da una community di gente vera che lo sostiene e lo supporta.
Il dibattito resta aperto: per quanto riguarda i brand deluxe, è più vantaggioso affidarsi a micro o nano influencer? I secondi sono sostenuti da un bacino di follower che va dai 1000 utenti ai 10.000, un numero ancora più contenuto. Coinvolgere questa fetta di fruitori della rete nel branding di lusso è l’ultima tendenza di strategy marketing esplorata negli Usa, e presto approderà anche in Europa. I nano influencer sono persone comuni che hanno raggiunto un discreto successo sui social, come ad esempio Instagram, e possono contare su un pubblico che li segue con lealtà, genuinità, che è particolarmente coinvolto. I micro influencer possono contare su un engagement più alto, ma raggiungono comunque un numero di follower limitato. La scelta fra micro e nano influencer dipende dagli obiettivi di business che si pone il brand di lusso. Ad esempio, se una delle mission del marchio (e della strategia di influencer marketing) è di puntare sulla verticalità e su un mercato di nicchia come un e-commerce di oggetti di lusso, sarà opportuno affidarsi a un nano influencer, con un’audience scelta, selezionata, ristretta.
Se, al contrario, l’aim del brand è dare voce a campagne advertising awareness, allora sarà meglio contare su un content creator o un influencer con un pubblico più numeroso e generalista, che funzioni da cassa di risonanza più ampia. In sintesi, più il brand è “lussuoso”, di nicchia, esclusivo, più avrà bisogno di un bacino di intenditori ristretti e soprattutto preparati e competenti: stiamo parlando, ad esempio, dei micro o nano influencer che si interessano di food & beverage, di vini prestigiosi, o ancora di distillati, grappe, nettari regionali molto rari e costosi come alcuni rhum, gioielli e così via. Lo stesso concetto vale per i brand di lusso come le grandi griffe Haute Couture, la pellicceria, la cosmetica deluxe: trovare il content creator giusto a cui affidare la propria campagna di marketing è fondamentale, e deve supportare i medesimi valori, la ricerca della qualità, la cura nei dettagli e l’amore per la bellezza. Un marchio della grande distribuzione, sicuramente più pop, potrà affidarsi, invece, a una cassa di risonanza più ampia e generalizzata, che coinvolga differenti settori e diversi campi del mercato. In sintesi, possiamo dire che in alcuni casi “piccolo è meglio”: come uno scrigno prezioso, come un tesoro da custodire con cura. Un’audience scelta e selezionata con dovizia certosina è garanzia di prestigio e qualità.
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