Employer branding su LinkedIn: ecco come fanno le grandi aziende
Employer branding su LinkedIn: ecco come fanno le grandi aziende Con il termine di employer
Sono le storie che fanno bene al cuore. No, non è il claim promozionale per una linea di romanzi dedicata ad inguaribili romantici, ma è l’essenza dello storytelling, probabilmente una delle strategie più efficaci per costruire connessioni emotive tra i brand e il pubblico. Anche quando si parla di vintage, questa tecnica assume un ruolo cruciale per le aziende di arredo che, affidandosi ad agenzie di comunicazione specializzate nel design marketing, riescono con questo codice altamente simbolico a veicolare ed evocare quella nostalgia tipica e quel fascino e il vissuto storico insiti in questa rappresentazione di stile.
Nel design vintage ogni categoria racconta storie, ogni oggetto può diventare un veicolo di memoria, di valori, di epoche lontane che vengono riscoperte e reinterpretate. Lo storytelling, in questo contesto, diventa allora strumento privilegiato per costruire ponti tra passato e presente, per raccontare il perché di una scelta, per valorizzare i processi artigianali dietro la produzione, per rievocare il contesto storico. Tuttavia, sfruttare appieno il potenziale del vintage richiede una padronanza dello storytelling che va ben oltre la semplice narrazione superficiale. Semmai è necessario creare un racconto che sappia dialogare con la tradizione senza rimanerne schiavo, unendo elementi passati e presenti per affascinare e coinvolgere il pubblico contemporaneo. Per la complessità del processo narrativo è facile commettere errori strategici e penalizzare l’efficacia di una campagna pubblicitaria o, peggio, distruggere in maniera irreversibile la reputazione di un marchio. Vediamo allora insieme quali sono questi errori e come possibilmente evitarli per non compromettere la brand engagement.
Probabilmente uno dei più frequenti errori che si commettono da parte delle aziende dell’arredamento, quando si tratta di utilizzare uno storytelling per il vintage design è quello di eccedere nella idealizzazione di questo stile, enfatizzando immagini nostalgiche così marcate da apparire praticamente finte, totalmente non autentiche, ma stereotipate.
Questo approccio può facilmente trasformare pezzi unici di design in semplici cliché, che sembrano costruiti più per l’appeal superficiale che per raccontare una storia significativa e coerente. L’idealizzazione spinta al massimo livello, se non supportata da elementi autentici, rischia di depauperare la genuinità di valori reali, che è proprio uno degli aspetti più apprezzati nel vintage. I consumatori di oggi, sempre più consapevoli e informati, cercano esperienze e non semplici riproduzioni di un immaginario edulcorato e lontano dalla realtà.
La percezione errata che associa il design vintage a immagini idealizzate di epoche passate è proprio il limite di questa tecnica e quando accade, i prodotti rischiano di sembrare decontestualizzati, privi di una vera anima, di una identità. Raccontare la storia di un prodotto vintage richiede di andare oltre l’aspetto estetico e di esplorare la sua vera essenza, il suo contesto storico, i materiali utilizzati, i processi di produzione, e le storie delle persone che lo hanno creato e utilizzato. Dettagli che non possono venire trascurati e sono per altro gli elementi che permettono di stabilire una connessione genuina con il prodotto. Ogni oggetto di design porta con sé un patrimonio di storie e pertanto non si tratta di inventare una favola, ma di portare alla luce ciò che rende quel pezzo speciale, unico e rilevante ancora oggi, anche raccontando dettagli reali, come il modo in cui un determinato pezzo è stato utilizzato in un contesto storico, o come è stato ritrovato e restaurato, può creare una storia affascinante che offre al pubblico un motivo in più per apprezzare e acquistare. La chiave è trovare un equilibrio che possa evocare un’emozione reale, non stereotipata, con una narrazione vera, profonda e rispettosa del passato, riuscendo a coinvolgere il pubblico a un livello più personale e sincero, e a costruire un rapporto duraturo focalizzato sulla trasparenza, sulla genuinità e sulla capacità di raccontare storie che siano vere, concrete e coerenti con l’identità del marchio e del prodotto.
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Un altro errore ricorrente che molte aziende commettono in caso di storytelling del design vintage è la mancanza di coerenza tra narrazione e prodotto. Questo si verifica quando il messaggio comunicato attraverso la narrazione non riflette la realtà del prodotto o dell’esperienza offerta, generando una dissonanza che confonde e allontana i clienti. Succede ad esempio di puntare tutto su di una narrazione nostalgica e patinata d’antico, anche quando ci troviamo di fronte ad un vintage “ultra moderno”, per via dei materiali che compongono il singolo articolo. In questo caso l’aura nostalgica impatta in modalità fortemente dissonante con prodotti che di passato hanno ben poco, a parte la riproduzione delle linee e del design.
Questo divario tra la promessa narrativa e la realtà tangibile rischia di compromettere seriamente la credibilità del brand, perché chi acquista un pezzo di design vintage vuole toccare con mano un pezzo di storia, vivere un’esperienza che riporti in vita le caratteristiche distintive di un’altra epoca, desidera autenticità. Se il prodotto non riflette questo desiderio, si genera inevitabilmente una frattura che compromette la fiducia. Anche l’incoerenza dei messaggi è un aspetto che destabilizza l’efficacia della narrazione di prodotto. Questo significa che dal design dei prodotti ai materiali utilizzati, fino alle campagne pubblicitarie, o al packaging e alla linea di distribuzione, tutto deve lavorare in maniera sincronica, per rafforzare l’”immagine vintage” della storia raccontata. La mancanza di coerenza è un errore che può sembrare sottile, ma ha effetti devastanti sulla percezione del brand, perché ne fa le spese la fiducia che si erode. La coerenza tra narrazione e prodotto è di fatto essenziale per la creazione di una customer experience appagante e convincente. Quando i consumatori si sentono attratti da una storia, desiderano che ogni aspetto della loro interazione con il brand rifletta quella narrativa e non li deluda: le promesse fatte nella narrazione vanno cioè rispettate dal prodotto finale.
Tra gli errori fino a qui enunciati, probabilmente il più insidioso è quello di ignorare l’evoluzione del concetto di vintage. Il vintage, infatti, non è un concetto immutabile, fermo e bloccato nel tempo, ma piuttosto è un’idea che si adatta e si trasforma con il mutare delle percezioni culturali e delle tendenze di mercato. Troppo spesso, però, sono i marchi stessi ad autosabotarsi, adottando degli “atteggiamenti retrò”, ovvero rimanendo ancorati a una visione rigida e datata del vintage, che di autenticamente nostalgico ha veramente ben poco. La narrativa di marca, ovvero il racconto del brand, non si deve limitare a riproporre semplicemente “immagini sbiadite” di epoche passate, ma deve orientarsi verso un approccio di narrazione innovativa, rivisitata, che sappia cioè esaltare la rilevanza e il valore di quegli stessi elementi in un contesto attuale, attingendo ad una reinterpretazione moderna, in grado di rispondere così ai valori contemporanei senza rinunciare al fascino del passato.
Quando allora parliamo di storytelling come di una strategia valorizzante, l’attenzione ai dettagli e alla coerenza narrativa gioca un ruolo decisivo. Non basta, quindi, creare una storia generica, seppur affascinante, ma bisogna che si intreccino elementi reali, materiali e immaginari in grado di parlare alla sensibilità moderna e alle esigenze estetiche attuali senza però tradire le radici del passato. Infine, è fondamentale capire che il miglioramento di una strategia di storytelling non può avvenire senza un piano ben definito e senza il supporto di professionisti del settore. Collaborare dunque con esperti di design marketing potrà aiutare nella creazione di una narrativa di marca che sappia davvero far emergere il fascino senza tempo del vintage e, contemporaneamente, creare un legame emotivo duraturo, intimo e vero.
Un brand che riesce a cogliere questi segnali sarà in grado di creare narrazioni che parlano direttamente al cuore, attraverso un linguaggio di quei valori che realizzano pienamente l’essenza del vintage: la capacità di trasportare chi osserva in un altro tempo, mantenendo però sempre un legame con il presente.
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