L’importanza del coaching commerciale nel marketing e nelle strategie di posizionamento
L’importanza del coaching commerciale nel marketing e nelle strategie di posizionamento Oggi, se da un
Quando un’azienda progetta e pianifica la propria partecipazione ad una fiera di settore, deve immaginare questa possibilità non troppo come una vetrina, ma semmai una leva strategica essenziale per il proprio posizionamento aziendale e per la costruzione di relazioni commerciali solide. Non si tratta infatti di “occupare uno spazio fisico”, ma vuol dire mettere in scena la propria identità, trasmettere un messaggio chiaro e inequivocabile su chi è, cosa rappresenta e quali valori intende comunicare il proprio brand. Ecco perché gli allestimenti fieristici non possono essere considerati semplicemente come una composizione di stand e materiali, ma devono essere progettati come veri e propri ecosistemi esperienziali capaci di coinvolgere il visitatore e di trasformarlo in un’opportunità di business. L’allestimento di uno spazio fieristico, infatti, incarna il linguaggio visivo e concettuale del brand, determinandone l’impatto percettivo sui visitatori e la memorabilità dell’esperienza, soprattutto in una città come Milano, capitale italiana delle fiere e delle esposizioni, e dove il settore degli allestimenti fieristici, grazie all’esperienza di professionisti qualificati, può trasformare la visibilità e il valore delle aziende e dei brand. E vediamo meglio come.
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Ideare e realizzare in pratica un allestimento fieristico richiede un approccio fortemente orientato al risultato, un processo complesso e articolato, che deve coniugare creatività, funzionalità ed efficienza operativa. Chiaramente non esiste un modello unico di processo per progettare e strutturare un evento, poiché esistono peculiarità specifiche per settori e per i singoli brand.
Tuttavia, si possono identificare alcune macro-fasi che caratterizzano lo sviluppo di un allestimento fieristico base e in generale che si può applicare sempre. Innanzitutto è importante fare un’analisi strategica preliminare, che parte dall’identificazione chiara degli obiettivi aziendali e della tipologia di pubblico che si intende intercettare. Ovviamente se questa macro-fase è generale, essenziale ne risulta la sua applicazione e declinazione alla specifica esigenza della singola azienda. Segue poi la fase di concept e progettazione, in cui si definisce la struttura dello spazio espositivo, o anche la disposizione degli elementi architettonici e funzionali, e ancora la selezione dei materiali e delle tecnologie da integrare. In qualsiasi evento fieristico, inoltre, è sempre un bene avere contezza di quelli che potranno essere i flussi del traffico e eventuali percorsi, guidando così la disposizione degli allestimenti per garantire un viaggio narrativo ben strutturato, evitando sovraccarichi visivi e facilitando il contatto con i touchpoint aziendali. Una volta definito il progetto, in cui rientra anche la scelta dei materiali, meglio se sostenibili e l’eventuale uso di tecnologie immersive, si passa alla fase di realizzazione e montaggio, in cui gli elementi progettati prendono forma fisica e per i quali vanno valutati anche gli aspetti logistici, le tempistiche e la coordinazione di tutti gli attori del progetto.
Nonostante la cura nella progettazione, esistono però alcuni errori che si possono commettere e uno dei più “facili” è il sovraffollamento visivo, ovvero la tendenza a riempire lo stand con troppi elementi grafici e informativi, creando confusione anziché attrazione.
Un altro errore frequente è la scarsa funzionalità degli spazi, ovvero layout poco fluidi o organizzazioni inefficienti dell’area espositiva. Altro gap sta nel sottovalutare ruolo e importanza del personale presente allo stand: non basta allestire un ambiente coinvolgente e funzionale se poi le persone incaricate ad accogliere e ricevere il pubblico deficitano di preparazione o non riescono ad interagire in modo proattivo. Una attenzione costante va data anche al post-evento, fase in cui è necessaria una strategia con follow-up sui contatti raccolti, momenti di analisi dei dati di engagement e valutazione dei KPI e delle metriche necessarie così da comprendere e valutare l’efficacia e il ritorno sull’investimento dell’evento stesso.
Quando si opta per la presenza di un brand in fiera, non si tratta solo di costruire uno spazio fisico, ma di dare forma a una narrazione coerente che renda immediatamente riconoscibile il marchio e proprio all’interno del contesto fieristico. Sotto questo aspetto l’allestimento fieristico gioca un ruolo cruciale nel processo di brand positioning, traducendo visivamente l’identità aziendale in un concept spaziale che rappresenti in modo efficace la personalità e i valori del marchio. Proprio per questo lo stand deve essere pensato come un manifesto visivo, in cui ogni elemento contribuisce a rafforzare l’identità aziendale: dalla palette cromatica all’illuminazione, dalla scelta dei materiali alla disposizione degli spazi. E tutto deve mantenere coerenza visiva, evitando di compromettere la percezione di professionalità e affidabilità.
Altra coerenza da rispettare è quella tra allestimento e storytelling aziendale: ogni brand ha una storia da raccontare, e il design dello stand deve essere il mezzo per comunicare questa narrazione. Lo spazio diventa un contenitore simbolico e nel quale il percorso espositivo diventa una segnaletica per vivere un’esperienza sensoriale, un legame emotivo con il marchio, una connessione valoriale. Qui un ruolo importante lo fa la multisensorialità: il profumo di un ambiente, la scelta della musica di sottofondo e persino la texture dei materiali per lasciare una sensazione duratura nei ricordi dei visitatori.
Un allestimento fieristico lo ribadiamo non è solo una vetrina, e non è meno importante di una campagna social o di una strategia di lead marketing. Tutto l’excursus di un evento aumenta la memorabilità del brand e ne rafforza la percezione nel lungo termine, trasformando la fiera in un asset differenziante e non solo nel mercato e rispetto alla concorrenza, ma soprattutto come esperienza che sappia creare imprinting indelebile, e rimanere impressa nella mente e nel cuore degli ospiti, perché l’evento continua a vivere nella percezione di chi vi ha partecipato, nella narrazione che ne scaturisce e nelle connessioni che si generano, contribuendo a costruire un racconto che emoziona, coinvolge e ispira anche a distanza di anni, anche quando le luci si spengono e i padiglioni si svuotano. Perché il vero successo non si misura solo nella quantità di visitatori, ma nella qualità delle connessioni generate, nell’intensità delle emozioni suscitate, nella forza della storia raccontata.
Viviamo in un contesto ormai iper digitalizzato e connesso: basta osservare i display dei nostri smarphone, per vedere tutte quelle iconcine colorate, espressione di una pluralità di canali, piattaforme e vettori di presenza online attraverso cui ormai ci muoviamo quotidianamente. Questa
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