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Se solo fino a qualche decennio fa gli spot che riguardano il settore automotive mostravano un immaginario edonista, dell’uomo che non deve chiedere mai e compra l’automobile di grossa cilindrata, oggi le pubblicità delle scuderie più illuminate hanno un unico focus: la sicurezza e la famiglia, due valori riconducibili a un aspetto sicuramente più emotivo, emozionale, da focolare domestico. Il concept della sicurezza è fondamentale, ed è un leit motiv sempre presente e mai abbandonato in uno storico delle campagne advertising automotive ma, se negli anni ‘80 riguardava la frenata più efficace e rapida in un autodromo, oggi per sottolineare e rafforzare il concetto di aderenza, grip e protezione ci si focalizza sull’immagine di un bambino che dorme beato, con il ciuccio in bocca, e che rimane imperturbabile, dopo che il piede del suo papà spinge con fermezza sul freno. Sono cambiati i tempi: si tratta forse di campagne marketing che vogliono sensibilizzare alla sicurezza sulla strada abbracciando retoriche già battute, o forse di pubblicità di governo che segue un filo politico e sociale definito? Le ipotesi sono molteplici e si potrebbe discutere per ore, ma resta il fatto che la famiglia è ai giorni d’oggi il punto di riferimento nelle pubblicità automotive, e viene rappresentata con un forte sentimento di partecipazione e di appartenenza.
Se proviamo a ricordare le pubblicità di qualche decennio fa, ci vengono in mente spot che mostrano un racconto trito e ritrito: arriva un’automobile fiammante, come un rombo di tuono, da cui esce una donna con tacchi a spillo e minigonna vertiginosa. Chiaramente si tratta di uno spot che si rivolge alla sfera maschile, in un mondo edonista, consumista e materialista. Oggi, invece, il settore marketing automotive vira per l’appunto su un concetto di intimità domestica prevalemente tradizionale, e le auto da corsa sono rimpiazzate da visi sorridenti di piccoli passeggeri, carezze rassicuranti come sorrisi di mamme premurose e bambini con ciucci e biberon al loro seguito, protagonisti di spot TV come anche di cartelloni pubblicitari. Se sicurezza sulla strada, sentimento di protezione, difesa e prevenzione degli incidenti automobilistici fa rima con famiglia, è interessante allora indagare su come questa venga rappresentata negli spot pubblicitari.
La pubblicità, come abbiamo visto più volte, non soddisfa solamente un obiettivo meramente economico, e il suo aim non si riduce ad aumentare il potere d’acquisto dei possibili consumatori che vengono catturati dalle migliori prestazioni del motore, della carrozzeria, del design, degli interni e degli accessori. Le campagne marketing vanno diritte a colpire la sfera emozionale, veicolando un messaggio, che in questo caso specifico è la sicurezza sulla strada, in un periodo dominato dagli incidenti del sabato sera sempre più frequenti. Negli anni passati, caratterizzati da un profondo edonismo e dalla massificazione della cultura, l’auto era vista spesso e volentieri come uno testimonianza del maschio alfa, agli antipodi di oggi, dove il veicolo con cui si sposta una famiglia è prolungamento semantico e simbolico di quel senso di protezione parentale, non importa se pluri oppure omogenitoriale. L’innovazione tecnologica, inoltre, ha rafforzato il monito di sicurezza per le famiglie: più l’automobile è tecnologicamente avanzata, di nuova generazione, e più preserva l’idea di affidabilità. Se vogliamo approfondire, la dicotomia famiglia-sicurezza nel marketing automotive si evolve nel tempo, abbracciando l’idea del nucleo familiare moderno e contemporaneo. Se l’automobile è capace di unire tutti i puntini di questo schema così ampio e sfaccettato, esprimendo valori e ideali, allora lo spot TV e la campagna pubblicitaria hanno fatto segno, dritto al bersaglio (ma in tutta sicurezza, ovviamente!).
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